Domenica, 5 Febbraio 2006
 
SAN STINO, TANTE BICI MA NESSUN MECCANICO
A San Stino sono scomparse le officine di riparatore di biciclette. Umberto Manzan, clase 1910, nel dicembre 2004 dopo 71 anni di lavoro aveva abbassato la serranda dell'officina di via Stazione. Marcellino Scarabello, dal 1 gennaio di quest'anno, ha fatto altrettanto in via Riviera Silvio Trentin dove, da anni, riparava e vendeva biciclette, ciclomotori ed attrezzature per il giardinaggio. San Stino, perciò, è rimasto senza un'officina dove i cittadini possono portare le due ruote quando c'è un guasto da rimediare. I santinesi, d'ora in poi, se ci sono freni da cambiare, se è uscita la catena o se si è forato un pneumatico dovranno imparare l'arte di arrangiarsi. Se, invece, l'abilità manuale e pratica lascia a desiderare, non c'è nulla da fare: si devono affidare a un amico o un conoscente che sappia destreggiarsi tra chiavi, cacciaviti e grasso lubrificante. L'alternativa per riparare il velocipide è di caricarlo in automobile, generalmente dopo aver smontato una ruota per farlo entrare nell'abitacolo, e recarsi nella frazione di La Salute di Livenza dove operano, incredibile ma vero, tre riparatori oppure a Ceggia, Annone Veneto o, più lontano, a San Donà di Piave e Portogruaro. Alla fine, è la legge dell'economia ad aver vinto e ad aver fatto abbassare l'unica serranda di riparatore di biciclette che era ancora alzata a San Stino. Un lavoro che non risulta essere particolarmente redditizio. Una bicicletta, senza grandi pretese, si acquista con qualche decina di euro. Quando si rompe qualcosa, il costo dei ricambi e soprattutto l'importo della manodopera non giustificano il rapporto del costo iniziale. Per le piccole riparazioni, invece, il margine del guadagno del riparatore non c'è. E allora addio ai meccanici di bici.

Gianni Prataviera