Mercoledì, 27 Gennaio 2010
L’animatore dell’emittente radiofonica muore dopo un volo dal sesto piano

Addio alla "voce" di San Donà

Città sgomenta per la tragica fine di Alberto Landi

Radio Sandonà ha continuato anche ieri con la sua programmazione. Lo ha voluto Andrea, il fratello, lo hanno deciso insieme i soci della cooperativa ed i ragazzi che ci lavorano. Perché la radio "era" Alberto Landi e lui ci ha sempre dedicato anima e cuore. «Perché – aveva scritto nel suo ultimo editoriale pubblicato sul sito della radio – quando una signora di 92 anni ti ringrazia perché trasmetti la messa della sua chiesa, basta e avanza per dare il senso ad un impegno».
Ma ieri, con la programmazione che proseguiva, Alberto non c’era più nella palazzina di via Battisti, al civico 78, nella sede. Non era lì che preparava la rassegna stampa, che di primo mattino anticipava a qualche amico, al telefono. Non era a impartire ripetizioni di matematica a qualche studente che faticava. Il suo corpo senza vita è stato trovato all’alba sul tetto di un’abitazione di via Marconi. Al sesto piano dell’edificio in cui abitava, in pieno centro cittadino, i carabinieri hanno trovato i segni del suo tragico gesto. Ancora appoggiata alla ringhiera della terrazza, la scaletta per passare dall’altra parte. Alberto, che aveva compiuto 55 anni lo scorso ottobre, risiedeva al piano terra.
Nessun biglietto è stato trovato dagli inquirenti, che starebbero vagliando alcune email che negli ultimi tempi mandava a degli amici della capitale. I familiari e i tanti amici non riescono a darsi pace: nessun segnale, nessun sintomo, nessuna frase che potesse far pensare ad uno stato d’animo combattuto, se non problemi sentimentali. «Alberto non poteva fare una cosa del genere, non poteva», continua a ripetersi il fratello Andrea, che lo ha sentito l’ultima volta sabato; il caso ha voluto che fosse proprio dalla radio: è stato quando, dalla regia, gli ha passato la linea per la diretta dell’incontro di volley femminile. La radio ieri ha continuato a suonare. Ed era tutto per Alberto.
Fabrizio Cibin